Là dove la terra trema
Ieri ero lì, con Rosy Bindi e Teresa Marzocchi (ass. regionale) ad incontrare alcune popolazioni ed alcuni amministratori.
E’ stata una visita lunga anche se il tempo è volato ed alla fine sono rientrata a Lucca solo all’una di notte, ma soprattutto è stata una visita intensa, che vorrei condividere con chi segue il mio blog o i social network, per provare a comunicare le sensazioni oltre alle immagini che potete vedere qui se siete iscritti a FB
Al nostro arrivo la prima sensazione era di stupore: nessun preannuncio, nessuna tv al seguito, semplicemente 3 donne che in modo cauto, cercando di non recare troppo disturbo, chiedevano informazioni, raccoglievano impressioni e preoccupazioni.
A Carpi, dove sono arrivata troppo tardi per visitare il centro storico, le persone addette a registrare richieste e segnalazioni dei cittadini al COC (centro operativo comunale) mi hanno chiesto chi ero ed hanno subito aggiunto: adesso ci sfoghiamo!
Lamentano di sentirsi trascurati, a Carpi fortunatamente nessun morto e minori danni visibili, ma dappertutto chiunque ha qualche metro quadro di giardino ha piantato la canadese accanto a casa e dorme in tenda.
Solo in questi giorni è arrivata la protezione civile: devono controllare oltre 4000 edifici e sui primi controlli il 50% risulta inagibile.
Le persone sono soprattutto esasperate dalla terra che trema, ancora, ancora e ancora.
Non consente di tornare alla normalità e di dormire tranquilli. Non consente di RIPARTIRE, RICOMINCIARE questa gente chiede solo questo, di essere messi in condizione di tornare ad una vita che diventi a poco a poco normale.
Poi ci spostiamo a Concordia.
Lì visitiamo una tendopoli allestita dalla croce rossa, ma la strada per arrivare era costellata di tende e roulotte. Ognuno cerca di restare vicino a casa: poi magari va in cerca di un pasto o di una doccia, ma non se la sente di lasciare casa anche se l’ingresso è interdetto.
A Concordia gli effetti del terremoto li vedi dappertutto, quando arriviamo al COC ci viene incontro il prete sorridente chiedendo che ci facciamo da quelle parti. Rimane sorridente mentre allarga le braccia: crollate tutte le chiese, la canonica e l’oratorio, ci confessa che ha addosso gli unici abiti che possiede e che è fortunato ad avere una sorella che lo può ospitare.
Il Sindaco Marchini è dentro il centro, un asilo nido che è diventato improvvisamente centro per gli aiuti sede comunale e sede carabinieri: tutto crollato!
Ci guida dentro la zona rossa insieme ad un VVFF di livorno che ci consegna i caschetti e ci guida tra le macerie il minimo indispensabile perché il pericolo è alto. Nel centro di Concordia regna quel silenzio irreale che avevo vissuto a L’Aquila.
Per strada la gente ci ferma, ci fa festa, vede nella nostra presenza e soprattutto in quella di Rosy una vicinanza insperata.
Ci raccontano le loro paure il loro smarrimento.
Una anziano ha fermato l’assessora regionale, le butta le braccia al collo e piange.
Lo scoraggiamento è palpabile, ma stanno cercando di rispondere: ripartire è la parola d’ordine, e la burocrazia la cosa che li spaventa quasi di più del terremoto.
Infine attraversiamo in auto un lungo tratto per arrivare nel ferrarese a Mirabello.
Qui hanno fatto tutto da soli: una grande tenda ieri ha consentito di celebrare le comunioni e di riunire per un momento di festa tutta la comunità.
Nei prossimi giorni la tenda ospiterà i ragazzi della scuola media che è diventata inagibile.
Il campanile, quello in piazza, è invece diventato una minaccia per tante case, la chiesa ed il comune inagibili.
La sindaca Poltronieri ci dice che va in giro con la fascia ed ha inventato il comune volante, è lei ad andare dove c’è bisogno perché non ha più un ufficio in cui accogliere le persone.
Ci porta all’asilo che è diventato un centro per l’ospitalità di donne e bambini, i mariti dormono fuori, non c’è posto per tutti.
La Sindaca ci dice che ha chiamato i comuni vicini, hanno deciso di far squadra e qualcuno offre capannoni liberi per far ripartire subito le imprese a pochi chilometri di distanza. Pochi chilometri fanno la differenza.
È strano questo terremoto: sembra aver colpito con più violenza i luoghi della comunità: chiese, municipi, scuole, aziende sono quelli più danneggiati.
Incontriamo anche lì i volontari che stanno preparando la cena sotto una grande tenda: una volontaria ci racconta che la sera prima hanno fatto un po’ di musica “all’imbrunire – ci confessa- cala un silenzio inquietante, avevamo bisogno di romperlo insieme”.
Impariamo il loro nuovo motto: se la terra balla, noi balliamo sulla terra!
Li lasciamo per tornare al punto di partenza dove devo riprendere l’auto.
Arrivate a Carpi scopriamo che la gente non è per strada per il caldo: c’è stata un’altra scossa forte che noi guidando non abbiamo sentito.
Arriva un cittadino: chiede cose si intende fare. Il volontario che ci ha accolto è più spiazzato di lui. Li aspetta un’altra notte di angoscia “non finisce più” ci dicono esasperati.
Parto portandomi dietro tanti sguardi e tanti punti interrogativi.
La notte, stanca per la lunga giornata, ho capito la fortuna di poter scivolare sotto le lenzuola sentendomi al sicuro.
Lo facciamo ogni sera, ma non ci rendiamo conto di quanto voglia dire nella nostra vita.