e io modestamente lo nacqui!
si è avviata alla Camera dei Deputati la discussione sulla nuova legge sulla cittadinanza, per l’esattezza il testo unificato elaborato dalla commissione facendo sintesi tra le molte proposte presenti si intitola così:
ci vorrà un po’ di tempo perché la discussione entri nel merito e come al solito ci saranno gli scontenti perché è eccessivo e quelli scontenti perché è troppo poco.
io penso che sia un discussione da seguire, in fondo oggi hanno solo avviato la discussione sulla pregiudiziale di costituzionalità e una prima discussione in merito ad aspetti procedurali inerenti al numero di emendamenti ammessi alla discussione.
Però questi temi, benché se ne parli da anni, sono temi complessi che si rischia troppo spesso di ridurre alle cd chiacchiere da bar, quindi ho pensato di accompagnare questa discussione proponendovi un po’ di materiali a cominciare dai dossier predisposti dalla Camera dei Deputati.
ma se vi sembra materiale troppo complesso potete cominciare dalla scheda che ha preparato il gruppo PD.
intanto, prima di approfondire, ascoltare le diverse posizioni e capire che tipo di Paese vogliamo essere, volevo dirvi che il titolo di questo post non è sbagliato, rispecchia ironicamente una cosa che mi frulla in testa tutte le volte che mi confronto con altre realtà, sia in termini geografici che economici e sociali.
mi risuona in testa come un refrain: io sono nata qui, in questo Paese, nella mia città, nella mia famiglia e su questo non ho alcun merito… eppure quel dato mi pone in una situazione di vantaggio.
ecco… la mia formazione, umana prima ancora che politica, mi impone di non usare questo vantaggio con disprezzo nei confronti di chi ha avuto la sfortuna di nascere in condizioni più difficili e di assumere quell’altro punto di vista e di provare a capire ciò che vorrei poter fare per uscire da una situazione di svantaggio e cosa considererei giusto mi fosse riconosciuto.
se tutti quanti provassimo a guardare a Totò come alla rappresentazione dei nostri lati peggiori forse ci verrebbe voglia di essere diversi e magari, lo so che è difficile, a considerare la nostra fortuna un dato di responsabilità verso l’altro che non ha colpe, solo un destino di partenza diverso.