Sono giorni che provo un profondo disagio e so che in parte è dovuto al fatto che si è creato in Italia un clima di contrapposizione tale per cui resta difficile parlare del merito delle cose, in particolare per quanto riguarda la maternità surrogata.
Io che ho una salda (?) formazione cattolica non sono mai andata e mai andrei ad un familyday che penso abbia fatto dei danni dieci anni fa ancora più che di sabato scorso.
Eppure vorrei rivendicare il diritto in quanto donna, che da anni si occupa di donne, con le donne, di dire che la gestazione per altri (come amano chiamarla quelli che devono addolcire la pratica) ovvero la maternità surrogata è troppo spesso un semplice e crudele ricorso all’utero in affitto e proprio per questo una pratica inaccettabile in Italia come all’estero, da coppie eterosessuali come da coppie omosessuali.
E, per favore, non mi venite a dire che non c’entra nella proposta Cirinnà, perché altrimenti basterebbe introdurre un rigo per dire che non sono adottabili i bambini “ottenuti” con maternità surrogata, invece di definire nei fatti un condono perenne per chi ha i soldi per “comprarsi un bambino”.
Ne ho provato a parlare, in conversazioni colloquiali, le uniche in questo clima in cui si riesce almeno a spiegarsi, oggi ho trovato questo articolo, scritto da una donna Valentina Pazé di cui non so nulla, al di fuori dell’aver trovato che è professore di Fondamenti di Concetti Politici e Teorie dei Diritti Umani presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società, Università di Torino.
La ringrazio perché ha saputo dar voce alla mia rabbia nel non riuscire a spiegare in modo ragionevole il perché non tutto quello che è possibile è lecito e che la libertà e le pari opportunità sono una cosa seria.
Non so se riesco a spiegarvelo ma a me continua a tornare in mente la canzone “…da che punto guardi il mondo tutto dipende…” e mi pare che tutta la retorica su cosa è di sinistra inciampi in modo maldestro sullo sfruttamento di uno stato di bisogno che di sinistra non potrà mai essere.
e ora…. linciatemi pure, ma io non posso più tacere!