il NO di chi vuol bene all’Italia

Come si vota stavolta?
È la domanda semplice di tante persone che ho incontrato queste settimane.
Ve lo dico subito la mia risposta è “IO voto NO!” e lo dico sempre sorridendo e precisando quell’IO perché dopo seguono domande e spiegazioni ma innanzitutto mi pare essenziale, in questa feroce, triste, sgradevole campagna referendaria, tenere insieme la libertà di voto con la libertà di opinione e l’idea che comunque vada saremo ancora qui domani a tenere insieme un Paese che arranca e ad affrontare i nostri problemi quotidiani.
Nessuna catastrofe quindi e nessun futuro salvifico in questa riforma, ma tanti motivi, per me, per votare NO con convinzione ed anche l’idea, alla quale ho dedicato un po’ di energie in queste settimane, che non ci sono solo le scelte singole, ma che questa scelta può essere il frutto di un confronto e di una condivisione con altre persone in giro per l’Italia che hanno scelto di sottoscrivere un appello e provare a mettersi in rete senza astio, per passione e preoccupazione, in modo costruttivo.
In realtà (lo confesso…. e ne avevo scritto subito dopo l’approvazione della riforma) non sopporto il “prurito” costituente che ha animato le ultime generazioni di parlamentari, ho sempre pensato che la voglia di passare la storia per aver modificato la Costituzione sia il primo sintomo di una incapacità politica di passare alla storia per aver ben governato e migliorato la qualità della vita dei cittadini.
Sarà perché solo poche settimane fa in molti abbiamo “accompagnato” con un moto di profondo riconoscimento e stima Tina Anselmi nel suo ultimo viaggio, ma mi pare evidente che chi fa bene la politica, nelle istituzioni, servendo le istituzioni e attraverso esse il Paese, trova nella Costituzione ancora oggi una bussola straordinaria della cose da fare per rendere migliore questo Paese.
Però lo capisco…. Sarà capitato anche voi di giocare da bambini con qualcuno che quando perdeva diceva “cambiamo gioco?” oppure “facciamo che da ora in poi vale una nuova regola?”.

Allora sei contro ogni cambiamento?

Questa è sempre la prima domanda.
No, non sono contro ogni cambiamento, ma sono per cambiamenti mirati e limitati, vi faccio alcuni esempi.
Le modifiche introdotte al famoso titolo V hanno attribuito più potere alle Regioni ed esplicitato l’idea di una Repubblica in cui oltre allo Stato ci sono anche le autonomie territoriali, è vero che hanno creato alcuni problemi, ma io resto dell’idea che la democrazia si rafforza quando le decisioni sono prese nelle istituzioni più vicine ai cittadini, quindi sarei stata a favore di una revisione mirata del titolo V ma sono assolutamente contraria con una riforma che riporta quasi tutto in mano ai ministeri che sono rimaste nella maggior parte dei casi (nonostante le roboanti riforme della PA) macchine elefantiache, burocratiche e farraginose, in cui di efficacia, efficienza ed appropriatezza (i tre principi che dovrebbero caratterizzare l’azione pubblica) io trovo ben poco.
Non è un caso che in questi anni di mostruosi tagli alle autonomie locali le spese di funzionamento della PA sono aumentate a livello centrale e solo nei ministeri si sia continuato ad assumere.
E cosa vuol dire la clausola di supremazia che consentire al governo di “imporre” decisioni anche sulle poche competenze rimaste alle regioni? Ci fanno gli esempi delle grandi infrastrutture (e già su questo io credo che si debba trovare un modo di pianificare insieme e non sulla testa di intere regioni) ma un domani non vorrei sentirmi dire per es. che per garantire la certezza del gettito all’erario nessun sindaco e nessuna regione possa limitare l’invasione delle apparecchiature e delle sedi in cui le persone si rovinano col gioco d’azzardo.

Allora sei per mantenere il diseconomico bicameralismo?

Per leggi che ci vogliono anni per approvarle?
Ecco questa è la parte che mi fa sorridere di più, abbiate pazienza, ma seguendo quotidianamente il lavoro parlamentare vorrei dirvi che non esistono leggi bloccate a causa del bicameralismo, ci sono leggi bloccate perché non c’è consenso politico, perché a volte il Governo stesso decide di approvarle in una camera per dare un segnale e rispondere ad alcune pressioni od impegni presi, ma poi le manda su un binario morto nell’altra camera decidendo che non vengano più calendarizzate.
Ma poi in Italia non avevamo un problema di avere troppe leggi? Non avevamo detto “meno leggi, con meno articoli, traducibili in inglese”???
E perché d’improvviso il problema è fare ancora più leggi e correre salvo poi doverle modificare utilizzando “il primo treno che passa” ovvero il primo provvedimento successivo, facendo diventare ogni decreto una sorta di omibus illeggibile?
E a proposito di decreti… è vero ce ne saranno meno perché col “provvedimento a data certa” abbiamo dato una corsia preferenziale alle leggi del Governo… quindi con questa riforma il Governo diventa stabilmente un organo che produce leggi addirittura con la corsia preferenziale a discapito del parlamento ridotto sempre di più a luogo di ratifica.

Ma i costi della politica?

Sapete che c’è? Se il Parlamento diventa il luogo dove ogni proposta di modifica è un attentato al Governo ed ogni voto in dissenso dal proprio gruppo è una attentato alla democrazia, forse allora aveva ragione Berlusconi quando diceva “a che servono tutti questi parlamentari… non possiamo far votare solo i capigruppo?” la politica e soprattutto la democrazia, hanno dei costi, io vorrei limitarmi a tagliare la cattiva politica o la politica inconcludente, ma questo si fa con leggi ordinarie (perché non sono cose dovute alla costituzione) e col voto alle elezioni.

Ma tu voi far vincere i populismi!

Quando vedo la campagna di comunicazione che il mio partito ha “affisso” per ogni dove (dai camion al web) penso che il populismo ha già vinto, e che tra un anno quando andremo al voto i cittadini magari preferiranno votare i populismi doc, quelli che sono sempre stati per i vari “tutti a casa” o “contro gli immigrati che son trattati meglio di noi”

Ecco, tra un anno, quando i cittadini democraticamente decideranno come cambiare il Paese in cui fanno fatica a vivere, allora sarà meglio aver conservata la costituzione scritta da quelli che da fronti diversi si incontrarono dopo una guerra devastante e dopo aver sperimentato il populismo che vent’anni prima si era affermato grazie a democratiche libere elezioni, quindi col legittimo consenso dei cittadini.

Per tutti questi motivi, e per il bene che voglio al mio Paese io voto NO e mi tengo stretta la nostra Costituzione vigente.
Ai posteri l’ardua sentenza

ps. siamo un gruppo di donne e uomini che puoi seguire qui

 

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