Patchwork, non bandiere!
ci sono immagini che ritornano, e poi ritornano.
non sono incubi ma la visualizzazione di ciò che a volte non riusciamo a descrivere con le parole.
stavolta provo a farlo tenendo insieme immagini e parole, vediamo se mi capite.
in ogni fase “complicata” della politica (a volte penso che la politica avesse fasi facili solo quando non me ne occupavo!) la discussione non so perché diventa una gara tutta maschile a piantare bandiere e poi a dire a tutti gli altri “venite intorno alla mia bandiera che è più bella e più alta quindi riuscirà meglio ad attirare altri ancora”.
c’è anche chi la mette sul tipo “venite intorno alla mia bandiera perché è più bella e riproduce vecchie bandiere” o chi sostiene “venite intorno alla mia bandiera perché il design è più moderno e si avvicinerà anche chi non si avvicinerebbe alle altre bandiere” o ancora “venite intorno alla mia bandiera perché siamo già in tanti e non vi conviene piantare un’altra bandiera”…
insomma ognuno si ferma in un punto, pensa che sia il miglior punto da cui guardare il mondo e pianta la sua bandiera
dopodiché, un po’ per arroganza un po’ per amor proprio, un po’ per paura di restare troppo ai margini di altre bandiere, finisce per non riuscire più a mollare la sua bandiera né a spostarla qualche metro più in là per unirla a quella di altri.
la prima volta che ho visualizzato la dinamica delle tante bandiere ero ancora nel Pd e discutevamo con alcuni su cosa volesse dire costruire un “campo aperto”.
e per la prima volta provai a spiegare che non era una questione di immagine, né di metodo ma di concezione stessa della politica.
in questi giorni a questa immagine mi è venuta istintiva contrapporre una immagine totalmente diversa quella del Patchwork, non quello moderno coi kit “tutto compreso” coi tessuti pensati per stare insieme ma quello originario che dava forma e funzione a pezzi di stoffa inutilizzabili da soli che fossero avanzi di lavorazione o residui di altre realizzazioni che si erano logorate e bucate.
nel Patchwork si mettono insieme pezzi diversi assai (certo cercando di mantenere una omogeneità della pesantezza per evitare che il tessuto più leggero non “tenga” una volta fissato tra tessuti più resistenti), se si è molto bravi si possono comporre costruendo una schema dal quale alla fine risulta un disegno.
nel Patchwork si parte da ciò che si ha a disposizione non da ciò che “ci vorrebbe ma non c’è”
ogni pezzo assume un valore, quelli molto colorati come quelli più tenui, quelli chiari come quelli scuri, anzi ogni pezzo risalta di più perché accostato ad uno diverso, se fossero tutti uguali l’insieme sarebbe piatto.
ecco la politica assomiglia da tempo ad un gara tra maschietti che piantano ognuno la sua bandiera (al massimo in piccoli gruppi) a volte chiamano la bandiera leader o semplicemente chiamano leader chi tiene in mano la bandiera.
io vorrei una politica basata sul patchwork…. sulla costruzione collettiva del pachtwork, in cui ci si ritrova per mettere insieme pezzi di stoffa e dare a questi una funzione frutto di un progetto condiviso.
un pachtwork richiede pazienza, cura dei particolari, tempi e anche competenze…
un pachtwork si fa per usarlo, perché svolga una funzione e perché duri nel tempo.
lo so, sono semplici immagini con tutti i limiti e le contraddizioni che possono dare adito ad infinite discussioni, ma se non avete ancora capito e non sapete cosa è il patchwork allora provo a venirvi incontro e vi parlo di cucina, di come si prepara una buona cena e di come sia bello farlo insieme condividendo le cose che sappiamo fare.
insomma siate un po’ meno “maschili” e recuperate i saperi delle donne valorizzando il femminile che è in ognuno di voi… magari iniziamo a ritrovare il piacere di una politica fatta realmente insieme e per fare cose utili anziché finalizzata ad primeggiare, a vincere o a sconfiggere semplicemente gli altri (magari i vicini ancor più dei lontani)!
p.s. queste riflessioni sono dedicate a tanti maschietti ancora alle prese con le adolescenziali “gare” da spogliatoio.
p.s.2 per fortuna in questi anni ho trovato anche uomini che si prendevano cura del loro lato femminile
p.s. 3 purtroppo ho trovato anche donne che erano state bravissime a relegare il loro lato femminile in un tacco alto al di sopra del quale primeggiava il loro lato maschile
conclusione: se volete condividere, collaborare, cooperare… io ci sono.
ci sono se si tratta di costruire qualcosa di utile e di bello.
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