l’in-popolarità di dire NO?
Più ci penso e ci ripenso e più mi convinco.
Più ascolto le ragioni del SI e più mi indigno, ma aggiungo anche che coloro che vanno in tv a spiegare le ragioni del NO spesso fanno un pessimo servizio alla causa!
eppure siamo di fronte ad un tema che riguarda il cuore stesso della democrazia: con meno rappresentanti saremo rappresentati meglio?
io penso di no e provo a spiegarlo
1) ci sono fior fior di tabelle di comparazione con gli altri paesi: chi le usa per dire che ne abbiamo troppi e chi per dire che ne abbiamo gli stessi forse diversi, io mi limito a fare due osservazioni:
- i padri e le madri costituenti non si sono inventati un numero a caso, questa comparazione l’hanno già fatta, io credo non volessero un Parlamento pletorico ma certo volevano rappresentare e dare voce alla pluralità che già allora caratterizzava il Paese;
- l’Italia non è come gli altri Paesi, la conformazione geografica, la distribuzione della popolazione diffusa anche in territori montani, le difficoltà dei collegamenti non sono cose irrilevanti nella definizione del bacino della rappresentanza
2) garantire un effettivo rapporto eletti/elettori è l’unico modo per garantire trasparenza nella azione politica, responsabilità delle decisioni prese in coerenza o meno con gli impegni assunti in campagna elettorale, vera funzione di rappresentanza di una comunità;
3) i parlamentari devono essere variegati anche nella loro rappresentanza sociale, nelle competenze e per i temi sui quali si impegneranno, parlamentari competenti su tutto significano spesso parlamentari poco competenti su tutto, spesso totalmente dipendenti dai dossier tecnici (e quindi ancora maggior ruolo alla burocrazia) o ai dicktat di partito, anziché protagonisti di un confronto capace di approdare ad una sintesi come sarebbe invece loro richiesto
4) da sempre i dirigenti di partito sono infastiditi dai “personaggi” con un forte radicamento e consenso popolare, viene sempre definito in senso negativo spesso usando come esempio il radicamento mafioso: ma qualcuno è in grado di dimostrare che in questi anni liste bloccate e bacini enormi rispetto al cd Mattarellum abbiano impedito alle mafie di contrattare con diversi soggetti il loro appoggio?
5) saranno selezionati meglio… teorizza qualcuno, ma se nemmeno con le liste dei nominati hanno saputo selezionare i migliori, cosa ci fa pensare che con numeri più ristretti sceglieranno le competenze al posto della cieca fedeltà?
6) le minoranze faranno più fatica: accadrà per quelle dentro ai partiti che già oggi hanno piccole rappresentanze, accadrà per i partiti minori, ma soprattutto accadrà per i territori minori a discapito delle grandi città e per quella minoranza che minoranza non è: le DONNE (ma su questo tornerò illustrando uno specifico appello)
7) i territori saranno comunque rappresentati? certo ma invece di eleggere rappresentanti di diverse sensibilità politiche magari avranno un solo rappresentante di una parte in cui quasi metà dei cittadini di quel territorio non si riconosce… vi dicono che vi toccherà un pollo… in realtà vi toccherà un sacchetto di pollo ma aprendo il pacco saranno forse tutti cosci, ma per qualcuno tutte ali o tutte frattaglie (così almeno ci capiamo perché i numeri vanno letti bene) e sarete in molti molti di più a doverci mangiare… perché la democrazia si nutre di rappresentanza
sento dire: ma se approvano anche in un solo ramo del Parlamento i correttivi? rispondo che la legge ordinaria non compensa mai la Costituzione e una legge elettorale si può modificare ad ogni cambio di maggioranza, non è un caso se le norme costituzionali sono state protette da questa volubilità attraverso quorum alti per consentirne la modifica, quindi dico NO nessuna legge elettorale può compensare la riduzione dei rappresentanti
per il momento mi fermo qui: ragioniamo meno di populismi e popolarità e più di come dare voce al popolo che (come dice la nostra Carta costituente) esercita la sovranità nei modi stabiliti dalla legge… e di questo stiamo appunto parlando, dei modi per esercitare la sovranità!
per andare oltre le riflessioni personali io ho deciso di aderire all’appello NOI PER IL NO lanciato da Rosy Bindi insieme a tante persone note che stimo, solo per citare i più noti: dall’antimafia, il sen. Pietro Grasso, don Luigi Ciotti, Nando Dalla Chiesa; la presidente dell’ANPI Carla Nespolo.
Dal mondo dell’impegno politico e associativo arrivano nomi importanti e fortemente evocativi Marisa Rodano, Silvia Calamandrei, Marianna Scalfaro, Gabriella Martini, Cecilia Strada, Carlo Zaccagnini, Silvia Prodi, Elide Taviani; significative le adesioni di Mario Primicerio, già sindaco di Firenze e presidente della fondazione La Pira, e Sandra Gesualdi e Lauro Seriacopi impegnati a mantenere viva l’eredità di don Milani, quella di Elena Ciccarello direttrice de’ Lavialibera, Filippo Torrigiani già di Avviso pubblico, Danilo Sulis di Centopassi, Gianni Bottalico già presidente delle ACLI oggi impegnato per lo sviluppo sostenibile, Riccardo De Facci del Cnca; dai movimenti cattolici, Daniele Rocchetti, Enrico Fiori, Paolo Danuvola, Riccardo Rossi, Piero Bongiovanni e Giancarlo Grano; i cristiano sociali Mimmo Lucà, Aldo Preda, Donata Lenzi, Vidmer Mercatali e Marcella Lucidi. Eppoi gli accademici, Enzo Balboni, Matteo Cosulich, Giorgio Pagliari, Paolo Nepi, Gabriella Pinagli, Giovanni Bianco, Camilla Buzzacchi. I sindacalisti Cgil Susanna Camusso e Luciano Silvestri. Le cariche istituzionali, la deputata Rossella Muroni, già presidente nazionale di Legambiente, gli ex parlamentari ed ex ministri, Guido Bodrato, Livia Turco, Giorgio Merlo, Rosa Jervolino, e ancora Nerina Dirindin, Luisa Bossa, Margherita Miotto, Daniela Mazzuconi, Mario Pepe, Marina Magistrelli, Giampiero Scanu, Chiara Acciarini, Gero Grassi, Piera Capitelli, Paolo Cova, Franco Ciliberti, Maria Amato, David Matiello, Luigi Meduri, Lorenzo Ria, Albertina Soliani.
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Riguardo al punto 1 e al tuo richiamo sui padri costituenti, le discussioni sul numero di parlamentari ci furono anche in assemblea e tra i sostenitori del Parlamento con pochi deputati e senatori vi erano personaggi come Einaudi e Nitti. I padri costituenti avevano di fronte il modello del Parlamento pre-fascista, che era piuttosto numeroso in rapporto agli elettori, e non sapevano di preciso quanti fossero gli abitanti dell’Italia perché l’ultimo censimento era del 1936. Mortati proposte un deputato alla Camera ogni 100mila elettori, ricordando che il Parlamento dell’Italia liberale non aveva un Senato elettivo e in grado di far cadere un governo. Togliatti voleva invece una Camera dei deputati più ampia perché l’eletto non doveva essere distaccato dall’elettore e soprattutto non fosse soltanto il rappresentante di un partito anziché “di una massa vivente, che egli deve in qualche modo conoscere e con la quale deve avere rapporti personali e diretti”: così si giunse al compromesso di 80mila elettori per ogni deputato e 200mila in ogni Regione per ogni senatore. Soltanto anni dopo si fissò il numero a 630 e 315.
Riguardo al punto 7, sono d’accordo con le tue preoccupazioni. I territori non saranno ugualmente rappresentati, ma – specialmente in caso di legge elettorale proporzionale – deputati e senatori arriveranno sempre più dalle grandi città, mentre i territori periferici saranno ancor meno rappresentati, pure rispetto ad oggi.
C’è un ultimo aspetto su cui non ti soffermi e che invece mi preoccupa. Ossia, oggi abbiamo un Senato con 315-322 senatori (considerando quelli a vita) e quindi per fare una maggioranza o per farla cadere servono 158-161 eletti. In caso di vittoria del sì ne basteranno 101-104. In un sistema frammentato come il nostro, in cui da trent’anni la regola è quella di maggioranze ballerine, una situazione del genere favorirà fenomeni di trasformismo, passaggi da maggioranza a opposizione, ricatti al governo della serie “o voti l’istituzione della lotteria di Casabasciana o non voto la fiducia”.